@article{Centorrino_2022, title={La comdemia e la sua “variante Delta” nell’era del Covid: Dalla metafora bellica alla comunicazione ipocrita}, volume={19}, url={https://rosa.uniroma1.it/rosa03/mediascapes/article/view/17721}, abstractNote={<p>Il contributo – focalizzato sul periodo febbraio 2020/giugno 2021 – prende le mosse da una premessa. Fin dall’inizio della pandemia è stato trattato come fattore di rischio il fenomeno dell’<em>infodemia</em>, definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità una «sovrabbondanza di informazioni – alcune accurate e altre no – che rende difficile per le persone trovare fonti e indicazioni affidabili quando ne hanno bisogno». Un tema che ha immediatamente varcato i confini dell’analisi accademica, divenendo parte integrante dell’emergenza stessa e trovando spazio nel dibattito pubblico e politico. Nell’interpretazione collettiva, al pari di ciò che si evince dalla stessa classificazione operata dall’OMS, questo tipo di minaccia è principalmente connessa alla circolazione di <em>fake news </em>e dei conseguenti effetti (<em>disinformation</em> e <em>misinformation</em>).</p> <p>Riprendendo quanto argomentato in precedenti analisi (……), tuttavia, va aggiunto che assai meno rilevanza ha avuto un’ulteriore problematica, da noi definita <em>comdemia</em>, legata alle difficoltà non solo nella gestione della comunicazione (da parte degli enti e degli organismi pubblici), ma pure nella veicolazione di tutte quelle misure di contenimento e delle raccomandazioni verso la cittadinanza succedutesi a partire dall’avvento dell’emergenza sanitaria.</p> <p>Nonostante, al termine della prima ondata, nel contesto italiano fosse apparso palese il limite – e il pericolo – rappresentato dal fallimento del tentativo di centralizzare una comunicazione di crisi e fossero chiare le disfunzioni generate da un’annosa e irrisolta questione qual è la sovrapposizione tra comunicazione pubblica e comunicazione politica, non si è riusciti a porre un argine al fenomeno. Anzi, in questa prospettiva il quadro – proveremo a dimostrare – è peggiorato, anche perché la metafora bellica, che ha connotato il frame comunicativo introdotto a livello istituzionale in quello che appariva il momento di massima difficoltà (coincidente con il primo <em>lockdown</em>), è stata adottata e spesso maldestramente replicata da attori politici ai più svariati livelli. Parallelamente, con l’arrivo della seconda ondata nell’autunno 2020, sono cresciuti in modo esponenziale contagi e decessi. Sullo sfondo, l’atteggiamento dei media tradizionali, in parte determinante nel supportare le azioni istituzionali, in altre fasi invece divenuto anch’esso fattore della <em>comdemia</em>, e un’opinione pubblica suddivisa tra paura e coesione, tra fiducia e protesta.</p> <p>Due eventi, nei primi mesi del 2021, sembravano potere “rimescolare le carte”: l’avvio della campagna vaccinale e la crisi di Governo che ha portato alla formazione di un nuovo Esecutivo. Un cambiamento – a nostro avviso – si è registrato, ma piuttosto che il superamento della <em>comdemia</em> ne ha prodotto, seguendo paradossalmente la parabola del virus, una “variante Delta”: la <em>comunicazione ipocrita</em>. Anch’essa più contagiosa e non necessariamente sostitutiva, bensì aggiuntiva, rispetto al precedente scenario.</p> <p>Proprio su questa fase si concentra la parte principale della nostra analisi, nel tentativo finale di proporre possibili “vaccini” che possano non solo aiutarci complessivamente nella lotta al Covid-19, ma anche sanare una serie di punti di debolezza i quali, ormai da troppo tempo, affliggono la comunicazione pubblica e istituzionale italiana.</p>}, number={1}, journal={Mediascapes journal}, author={Centorrino, Marco}, year={2022}, month={lug.}, pages={3–15} }