https://rosa.uniroma1.it/rosa03/uomo/issue/feedL'Uomo società tradizione sviluppo2025-01-10T10:48:10+00:00Alessandro Lupoalessandro.lupo@uniroma1.itOpen Journal Systems<p>L'Uomo è una rivista digitale, open access e peer-review della Sapienza Università di Roma che promuove l’elaborazione, il confronto e la diffusione del sapere antropologico.</p> <p>Pubblicata con cadenza semestrale, accoglie articoli, sezioni monografiche, rassegne, note e recensioni che afferiscono a tutti gli ambiti di indagine relativi alle discipline etno-antropologiche, scritti in italiano, inglese, francese e spagnolo</p> <p>L'Uomo è classificata tra le riviste di "Classe A" per il settore concorsuale 11/A5 dall'ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del sistema Universitario e della Ricerca). </p> <p> </p> <div> </div>https://rosa.uniroma1.it/rosa03/uomo/article/view/19007Moralities Colliding in Crisis: the Moral Orientations of Organisational Habitus in a Community Development Programme2025-01-10T09:46:53+00:00Imogen Bayfieldredazioneluomo@uniroma1.it<p class="p1"><em>Questo articolo si basa su una ricerca etnografica multisituata su un’iniziativa di sviluppo </em><em>comunitario chiamata Big Local. I residenti di aree marginalizzate dell’Inghilterra sono </em><em>stati invitati a formare gruppi comunitari per assumere il controllo dei finanziamenti assegnati </em><em>al loro quartiere e per prendere decisioni su come spendere tali finanziamenti. Questo </em><em>articolo mostra che i membri del gruppo hanno assunto diversi «habitus organizzativi» (Shoshan </em><em>2018): disposizioni sviluppate su come organizzarsi, acquisite grazie a un precedente </em><em>coinvolgimento in forme di organizzazione collettiva. Tuttavia, piuttosto che concentrarmi </em><em>esclusivamente sulle pratiche di organizzazione collettiva, suggerisco che questi habitus </em><em>organizzativi siano ancorati a due diversi «orientamenti morali»: uno intriso di senso di </em><em>responsabilità verso l’inclusione, l’altro verso un efficace governo delle risorse. Il mio obiettivo è</em><em> mostrare che le pratiche legate all’habitus organizzativo non possono essere isolate dagli </em><em>orientamenti morali in esse radicati. In questo modo, il testo dimostra che la moralità non </em><em>solo è fondamentale per le motivazioni degli individui che si impegnano nell’azione collettiva, </em><em>per il motivo per cui si impegnano e per quello che sperano di ottenere, ma anche per la </em><em>pratica stessa dell’organizzazione. L’analisi illustra l’intreccio tra senso e pratica, mostrando </em><em>come la motivazione a partecipare modella il modo in cui lo si fa. Ciò è significativo dal </em><em>punto di vista teorico, in quanto illustra che le pratiche di organizzazione non sono semplicemente </em><em>tecniche ma sono intrise di moralità, e allo stesso tempo ha implicazioni pratiche, in </em><em>quanto genera una comprensione delle potenziali fonti di tensione, coesione o longevità nei </em><em>gruppi. Ciò suggerisce che coloro che guidano e agevolano la strutturazione di organizzazioni </em><em>della societ. civile dovrebbero, allo stesso tempo, veicolare degli scambi su come i gruppi </em><em>comunitari scelgono di lavorare, sul modo in cui lo fanno e sul perché. Ciò potrebbe aiutare </em><em>a far emergere le posizioni dei membri in merito al cambiamento che desiderano realizzare, </em><em>superando le tensioni nei gruppi e coltivando una società civile potenziata che lavora consapevolmente </em><em>verso la «società ideale» immaginata (Lichterman & Eliasoph 2014).</em></p>2025-01-10T00:00:00+00:00Copyright (c) 2025 https://rosa.uniroma1.it/rosa03/uomo/article/view/19008Farmer Distress Through Ordinary Ethics: «Abolish the Social Support and Give Us Fairer Prices!»2025-01-10T09:54:27+00:00Duška Knezevic Hočevarredazioneluomo@uniroma1.it<p class="p1"><em>L’agricoltura in Slovenia è cambiata radicalmente dopo la proclamazione dell’indipendenza </em><em>dalla Jugoslavia socialista nel 1991 e l’adesione all’Unione Europea nel 2004. Da allora, </em><em>l’agricoltore-imprenditore è diventato un modello di diversi orientamenti di sviluppo </em><em>agricolo. Tuttavia, l’«economia morale» emersa da questo processo prevede che gli agricoltori </em><em>seguano imperativi contrastanti: perseguire allo stesso tempo una crescita economica costante </em><em>e sostenibilità ambientale e sociale, imperativi propagandati attraverso una «persona </em><em>normativa», che dovrebbe essere contemporaneamente un agricoltore-imprenditore produttivo, </em><em>innovativo e competitivo, ma anche giusto, sano e soddisfatto. </em><em>Questo articolo discute alcuni risultati del progetto antropologico in corso «NAME». L’autrice </em><em>sostiene che gli agricoltori sono stati schiacciati tra le serie contrastanti di valori e imperativi </em><em>degli orientamenti di sviluppo agricolo in costante cambiamento dal 1991, da un lato, </em><em>e i loro mondi morali delle pratiche agricole, dall’altro. Questi sviluppi, tuttavia, non hanno </em><em>portato solo opportunità per far progredire le aziende agricole che non erano possibili sotto il </em><em>socialismo ma anche l’esperienza vissuta degli agricoltori di fronte alle incertezze. L’articolo </em><em>si concentra sulle ansie, osservate etnograficamente, dagli agricoltori, esaminando le loro riflessioni </em><em>e i loro sentimenti morali ordinari sull’attuale situazione dell’agricoltura, campo che </em><em>Lambek (2010) definisce «etica dell’ordinario». Gli agricoltori si concentrano sulle questioni </em><em>del benessere sociale e dei prezzi normali attraverso atti comunicativi per affermare la colpa </em><em>e la responsabilità per il loro disagio vissuto nel contesto dell’intensificazione del lavoro e del </em><em>cambiamento delle comunità rurali. Questo lavoro comunicativo evidenzia anche lo iato </em><em>etico tra gli agricoltori e lo Stato, e tra i «veri agricoltori» e i «falsi agricoltori», portando la </em><em>dimensione etica in primo piano quando si considera il disagio degli agricoltori.</em></p>2025-01-10T00:00:00+00:00Copyright (c) 2025 https://rosa.uniroma1.it/rosa03/uomo/article/view/19009Situated Responsibilities2025-01-10T10:11:53+00:00Lorenzo Urbanoredazioneluomo@uniroma1.it<p class="p1"><em>Negli ultimi due decenni, si è progressivamente sviluppata una riflessione – all’interno </em><em>e intorno alle istituzioni – su alcuni aspetti della ricerca scientifica e dell’innovazione </em><em>tecnologica, in particolare sul modo in cui tendono a essere condotte in modo «isolato», </em><em>senza la possibilità di controllo o di intervento da parte di persone esterne alle istituzioni </em><em>stesse. Il cosiddetto approccio della «Ricerca e Innovazione Responsabile» (RRI) mira a </em><em>riscrivere il rapporto tra gli scienziati e il loro contesto sociale più ampio, concentrandosi </em><em>sulla conduzione della ricerca «in modo responsabile», che, idealmente, significherebbe più </em><em>in sintonia con i bisogni e i desideri della società. Questo contributo cerca di discutere cosa </em><em>possa significare concretamente questa idea di «ricerca responsabile» e, basandosi su una </em><em>ricerca empirica su due organizzazioni di pazienti e caregiver in Italia, intende mostrare </em><em>cosa succede quando soggetti solitamente esclusi da questi processi – con l’obiettivo esplicito </em><em>di adattare la ricerca e l’innovazione alle esigenze concrete delle comunità di pazienti e </em><em>caregiver – si riappropriano di queste idee di ricerca etica e responsabile.</em></p>2025-01-10T00:00:00+00:00Copyright (c) 2025 https://rosa.uniroma1.it/rosa03/uomo/article/view/19010Moral and Ethical Dilemmas of Italian Embryo Recipients2025-01-10T10:17:42+00:00Corinna S. Guerzoniredazioneluomo@uniroma1.it<p class="p1"><em>Questo articolo esplora il complesso panorama della tecnologia riproduttiva assistita </em><em>(ARTs), concentrandosi in particolare sulle dimensioni etiche della donazione di embrioni. </em><em>L’emergere della fecondazione in vitro (IVF) e la conseguente proliferazione di embrioni </em><em>inutilizzati hanno scatenato dibattiti etici sul loro utilizzo, come nel caso della crioconservazione </em><em>e la donazione. L’articolo approfondisce le preoccupazioni etiche sollevate dalla </em><em>donazione di embrioni, esplorando le narrazioni dei riceventi di embrioni. Esso mostra </em><em>le diverse rappresentazioni etiche relative allo status ontologico degli embrioni, prestando </em><em>attenzione all’ambivalenza legata al linguaggio, alle pratiche e al significato che ruotano </em><em>intorno all’adozione e/o alla donazione di embrioni.</em></p>2025-01-10T00:00:00+00:00Copyright (c) 2025 https://rosa.uniroma1.it/rosa03/uomo/article/view/19011The Diffuse Person: the Moral Worlds of Organ Transplantation2025-01-10T10:21:26+00:00Luigigiovanni Quartaredazioneluomo@uniroma1.it<p class="p1"><em>Al di là della domanda sulla coerenza del modello maussiano delle pratiche di dono nel </em><em>contesto del dono del corpo, altre questioni centrali per l’antropologia emergono con forza. </em><em>Quale ruolo simbolico riveste la parte di corpo prelevata e donata? Che tipo di effetti relazionali </em><em>produce, circolando nel corpo sociale? Quali campi di discorso avvolgono questa </em><em>esperienza? Che tipo di pratiche producono? In questo articolo, a partire da due lavori </em><em>etnografici sulla donazione degli organi svolti negli ultimi anni (2018-2022), intendo </em><em>affrontare la questione mostrando come si possa interrogare non solo la pratica della donazione </em><em>ma una molteplicità di nozioni in essa coinvolte. Si tratterà quindi di mostrare </em><em>come, a seconda degli attori sociali interessati dalla donazione degli organi, operino almeno </em><em>due nozioni di persona – la persona cartesiana e la persona diffusa. A seconda di quale sia </em><em>la nozione cui gli attori sociali fanno riferimento, si mostrano al nostro sguardo costruzioni </em><em>del mondo diverse, si producono saperi locali differenti e, soprattutto, si costruisce un </em><em>diverso panorama di pratiche etiche, che noi possiamo rileggere e comprendere secondo la </em><em>prospettiva delle relazioni di care.</em></p>2025-01-10T00:00:00+00:00Copyright (c) 2025 https://rosa.uniroma1.it/rosa03/uomo/article/view/19012Coherent Incoherence2025-01-10T10:25:56+00:00Agnieszka Pasiekaredazioneluomo@uniroma1.it<p class="p1"><em>In questo articolo, cerco di contribuire al prolifico dibattito dell’antropologia della morale </em><em>esaminando la formazione etico-morale dei membri di un movimento di estrema destra. In </em><em>altre parole, mi concentro su di una comunità costruita su convinzioni etiche e morali che </em><em>molti osservatori sono propensi a considerare immorali. Basandomi su di una ricerca condotta </em><em>su giovani attivisti, mostro cosa trovano attraente dell’agenda radicalmente nazionalista </em><em>e illiberale che il loro movimento sostiene, e quale sia la rilevanza di una particolare </em><em>prospettiva su morale ed etica. In questo modo, desidero portare un contributo sia teorico </em><em>che metodologico. Usando la nozione di «coerenza», rifletto sulla produzione e sulla performance </em><em>di regole morali nel contesto di una specifica comunità e sulla tensione tra diversi </em><em>sistemi di valori che l’analisi di tale contesto evidenzia. Inoltre, utilizzo le riflessioni sulla </em><em>coerenza morale per indagare i limiti e le possibilità dello studio etnografico della morale.</em></p>2025-01-10T00:00:00+00:00Copyright (c) 2025 https://rosa.uniroma1.it/rosa03/uomo/article/view/19013Esperienze (stra)ordinarie e dilemmi etico-epistemologici alle Isole Marchesi2025-01-10T10:32:04+00:00Giacomo Nericiredazioneluomo@uniroma1.it<p class="p1"><em>L’articolo intende raccontare e problematizzare alcune personali esperienze etnografiche </em><em>connesse alla manifestazione del cosiddetto «mondo dell’invisibile», che sono accadute durante </em><em>il mio campo dottorale alle Isole Marchesi (Polinesia Francese). In particolare, mi </em><em>riferisco qui ad accadimenti notturni di paralisi e strangolamento nel sonno che sono stati </em><em>letti in relazione all’infrazione di luoghi tapu (tabù) e a causa di attacchi magici (nani </em><em>kaha). Queste particolari circostanze hanno portato a dei conseguenti processi di guarigione </em><em>con rimedi tradizionali e ad interrogarmi sul senso di concetti quali il mana o l’esistenza </em><em>degli spiriti o degli antenati. Muovendo dalla letteratura sulle cosiddette esperienze (stra)</em><em>ordinarie, questo scritto insiste però su come gli accadimenti e la loro interpretazione implichino </em><em>processi di co-costruzione del significato, che presuppongono terreni di comprensione </em><em>reciproca tra l’etnografo e i collaboratori nativi. Accaduti all’interno e in virtù dei legami </em><em>costruiti con le famiglie che mi hanno ospitato sulle isole, simili avvenimenti (stra)ordinari </em><em>sono stati tanto interpretati quanto presi in carico dalla guarigione locale proprio alla luce </em><em>di dimensioni fortemente intersoggettive e di cornici morali condivise. Oltre a far emergere </em><em>questi profondi piani esperienziali e discorsivi a livello etnografico, il presente scritto cerca </em><em>di discutere quali dilemmi etici ed epistemologici ponga l’interpretazione delle cosmologie </em><em>native, il posizionamento sul campo e tornando a casa e, infine, il senso di realtà connesso </em><em>al mondo dell’invisibile in Polinesia Francese.</em></p>2025-01-10T00:00:00+00:00Copyright (c) 2025 https://rosa.uniroma1.it/rosa03/uomo/article/view/19014Introduction2025-01-10T10:43:55+00:00Luigigiovanni Quartaredazioneluomo@uniroma1.itLorenzo Urbanoredazioneluomo@uniroma1.it<p>No abstract</p>2025-01-10T00:00:00+00:00Copyright (c) 2025