Mario Rigoni Stern’s “Il bosco degli urogalli” as a narrative atlas: reading the short stories collection with a cartographic imagination
DOI:
https://doi.org/10.13133/1125-5218.14970Abstract
“Il bosco degli urogalli” di Mario Rigoni Stern come un atlante
narrativo: leggere la raccolta di racconti attraverso l’immaginazione
cartografica
Partendo dal riconoscimento dell’importanza dei testi letterari quali voci attive del discorso geografico, lo scopo di questo contributo è quello di esplorare le potenzialità interpretative della comparazione fra un genere cartografico – l’atlante – e un genere letterario, la raccolta di racconti. Il bosco degli urogalli (1962), raccolta dello scrittore Mario Rigoni Stern, è qui analizzata come un atlante narrativo capace di costruire le proprie geografie (Brosseau, 1995), e di orientare lo sguardo del lettore nelle geografie del mondo. L’analisi si concentra in particolare su tre temi spaziali che emergono dalla raccolta: la transcalarità e le topografie che fanno della raccolta dello scrittore vicentino un atlante delle geografie aperte dell’Altopiano di Asiago; il peculiare concetto di natura che emerge dalla relazione fra i racconti; la materializzazione narrativa dei
rapporti fra spazio e tempo che trasformano la raccolta in un atlante temporale. La metafora dell’atlante è inoltre accompagnata da alcune geo-visualizzazioni narrative atte a a proporre un possibile atlante materiale de Il bosco degli urogalli.
La Chasse aux coqs de bruyère de Mario Rigoni Stern comme
un atlas narratif: le texte littéraire et l’imagination cartographique
A partir de la reconnaissance de l’importance des textes littéraires comme voix actives dans le discours géographique, l’objectif de cette contribution est d’explorer le potentiel d’interprétation de la comparaison entre un genre cartographique – l’atlas – et un genre littéraire, la collection d’histoire courte. La Chasse aux coqs de bruyère, collection
de l’écrivain Mario Rigoni Stern, est analysée ici comme un atlas narratif capable de construire sa propre géographie (Brosseau, 1995), et capable de guider l’oeil du lecteur dans la géographie du mond. L’analyse porte notamment sur trois thèmes spatiaux qui se dégagent de la collection: les différentes échelles et topographies qui font la collection de l’écrivain a un atlas de la géographie «ouvert» de le Plateau de Asiago; le particulière concept de la nature qui se dégage de la relation entre les histoires; la matérialisation narrative de la relation entre l’espace et le temps qui transforme la collection en un atlas de la tempête. La métaphore de l’atlas est aussi accompagnée par des cartes narratives visant à proposer un atlas possible de La Chasse aux coqs de
bruyère.
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