Presentazione dei libri di Giorgio Mangani “Antichità inventate. L’archeologia geopolitica di Ciriaco d’Ancona” e “Il vescovo e l’antiquario. Giuda Ciriaco, Ciriaco Pizzecolli e le origini dell’identità adriatica anconitana” (Roma, 11 aprile 2017)

Autori

  • Edoardo Boria

DOI:

https://doi.org/10.13133/1125-5218.15035

Abstract

Giorgio Mangani è un geografo dalla collocazione difficile. Di quelli che
suscitano riflessioni sulla natura della geografia, su quanto essa sia scienza compiuta e autonoma oppure forma ibrida insofferente a ogni griglia di ripartizione del sapere e fisiologicamente incapace di darsi una sistematizzazione soddisfacente. Con il rischio permanente, per chi contempla la seconda opzione, di sfumare indistintamente verso altri settori scientifici. Infatti, oltre che un geografo, Mangani potrebbe a buon diritto essere considerato uno storico, della cartografia o dell’arte o del costume o, come direbbero in Francia, delle mentalità. Tale è la sua facilità di attraversare i campi disciplinari. I libri in recensione possono quindi essere letti da varie prospettive. Io ho usato quella del geografo politico; così, ad esempio, il ruolo del mito nella costruzione della nazione mi ha interessato in relazione alla “territorializzazione della memoria”, per usare un’espressione di Anthony Smith di cui Mangani è un seguace.

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Fascicolo

Sezione

Geoframe (a cura di Epifania Grippo)