Governing globalisation. The energy debate between nature and macroeconomic issues
DOI:
https://doi.org/10.13133/1125-5218.15140Abstract
Keywords: globalisation, energy, climate change
Dagli anni ’70 il tema del cambiamento climatico si è imposto gradualmente al centro del dibattito culturale e politico, parallelamente all’emergere di una economia globalizzata. In questo contesto, il trattato di Kyoto può venire considerato, assieme al WTO, un sofisticato strumento di governo per la sempre crescente complessità del mondo economico. Nel presente lavoro viene analizzato l’ambito geografico degli accordi di Kyoto. Dal sostegno quasi unanime registrato fra i governi nel 1972, la volontà politica si è costantemente ridotta a causa del prezzo elevato da pagare in
termini di sviluppo economico. Quando l’Unione Europea ha deciso nel 2005 di procedere da sola, era chiaro che qualsiasi riduzione delle emissioni di CO2 effettuata dagli Stati membri non avrebbe avuto alcun effetto sulla dinamica attesa del riscaldamento globale. Inoltre, dopo il volgere del millennio i dati sperimentali hanno dimostrato che l’aumento continuo delle emissioni di anidride carbonica non è più collegato all’aumento delle temperature, quasi che il riscaldamento globale avesse
terminato il suo corso. Un’analisi degli interessi economici in gioco consente di rivelare la logica della decisione europea. Tre aree di vantaggio vengono delineate: ideologica, economica, di politica economica, che si situano tutte sia all’interno che all’esterno dell’Unione. Di particolare importanza è la nascita di nuovi campi di attività, non limitati al settore industriale. Alla luce della progressiva riduzione dell’industria
europea registrata nell’ultima decade e della crescente finanziarizzazione di tutte le economie del continente, è importante considerare l’emergere di un settore “climatico” della finanza, assai più ampio delle transazioni sui diritti di emissione. Viene inoltre considerata la strategia mondiale degli USA. Questi perseguono attualmente l’obiettivo di riguadagnare la leadership nella politica ambientale assieme a quello di ritornare ad essere il maggior esportatore mondiale di idrocarburi.
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