Hints on the seismotectonics of the Abruzzi Region from studies of the 6 April 2009, Mw 6.3, L’Aquila earthquake

Autori

  • Pierfrancesco Burrato
  • Paola Vannoli
  • Umberto Fracassi
  • Gianluca Valensise

DOI:

https://doi.org/10.13133/1125-5218.15203

Abstract

Nuove interpretazioni sulla sismotettonica dell’Abruzzo derivanti dallo studio del terremoto di Mw 6,3 del 6 aprile 2009 de L’Aquila
Il distruttivo terremoto de L’Aquila del 6 Aprile 2009 (Mw 6,3) ha fornito importanti lezioni agli studiosi dei terremoti, alcune delle quali anche sorprendenti.
Nonostante che dal punto di vista del rilascio energetico questo terremoto non
sia stato tra i più forti, se confrontato con altri eventi recenti a scala mondiale e
con altri forti eventi della storia sismica italiana, esso ha permesso la raccolta di
una mole notevole di dati che hanno portato ad una revisione approfondita della
geometria e in alcuni casi dello stile che caratterizza la fagliazione cosismica
della regione abruzzese. Una delle osservazioni principali emerse a seguito degli
studi condotti è che il terremoto è stato associato ad una fagliazione della superficie terrestre molto limitata, lanciando così un campanello d’allarme per quelli che sono i classici strumenti geologici tradizionalmente e più diffusamente utilizzati per l’identificazione delle faglie attive e sismogenetiche. L’Abruzzo è una regione che dal punto di vista della geologia dei terremoti mostra alcuni paradossi, il primo fra tutti è rappresentato dal fatto che nonostante esista una documentazione storica molto lunga sull’attività sismica, e che per i forti terremoti essa sia molto attendibile, il numero dei terremoti incluso nei cataloghi appare di molto inferiore al numero di eventi che ci si sarebbe attesi di registrare considerando il numero e la lunghezza delle faglie attive mappate, potenziali sorgenti di terremoti di M

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Pubblicato

2017-01-13