Introduzione. Per un nuovo approccio applicativo all’ermeneutica cartografica
DOI:
https://doi.org/10.13133/1125-5218.15235Abstract
Sempre più spesso nei documenti programmatici sottesi ai piani di progetto
del nostro Paese capita di intuire interessanti esortazioni verso
nuovi approcci storico-culturali alla lettura del paesaggio; lampi teorici
di illuminata lungimiranza che mancano poi di sostanziarsi in concrete proposte
di integrazione disciplinare con settori di ricerca, come la Geografia
storica, la cui vocazione applicativa è acquisizione teleologica consolidata sugli
scenari internazionali. Ad essere evocata è la consapevolezza della necessità
di aggiornare gli strumenti di analisi con riferimento al ruolo formativo
dei data geografici, al rischio della obliterazione delle “segnature” profonde
del palinsesto paesaggistico, alle possibili procedure di risignificazione delle
relazioni territoriali verticali. In definitiva, “progetto” come attenzione dialogica
alle forme della geografia e alla loro decodifica filologica, “piano”
come reimpostazione semantica capace di ricostruire le tracce fondative dei
paesaggi e di delineare nuove qualità per gli spazi urbani e rurali saldamente
ancorate a paradigmi indiziari; ossia a processi di propedeutica conoscitiva
che alle indagini autoptiche di tipo topografico e archeologico affianchino
lo studio di un alto numero di fonti storico-archivistiche al fine di dimostrare
lo spessore memoriale e la dimensione valoriale e di risorsa dei segni
visibili ed invisibili sui quali intervenire.
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