Irregolare uguale delinquente?
DOI:
https://doi.org/10.13133/1125-5218.15272Abstract
In questi mesi l’acceso dibattito sul tema dell’immigrazione e più inparticolare sul cosiddetto pacchetto sicurezza ha indotto vari organismi,
tra cui la Caritas Italiana, ad esprimere una sostanziale preoccupazione
per il quadro normativo predisposto, in quanto fortemente pregiudizievole
per l’immigrato irregolare, oggetto, ormai da diversi mesi, di una sorta di “demonizzazione”.
L’idea di restituire sicurezza al paese, evidentemente fiaccato da una
crisi economica e sociale ormai consolidata, ha indotto le forze politiche
di maggioranza ad una scelta connotata più dall’urgenza di dare risposte
al proprio elettorato che non dalla reale consapevolezza che il fenomeno
dell’immigrazione ha una sua intrinseca complessità che non può certo essere ridotta alla semplice equazione irregolare uguale delinquente.
Se così fosse l’Italia diventerebbe in un batter d’occhio il paese con il più alto tasso di criminalità al mondo, non foss’altro che centinaia di migliaia di cittadini stranieri dediti alla collaborazione domestica e ai lavori di cura sono irregolarmente presenti sul territorio nazionale e per questo soggetti al reato di immigrazione clandestina. Senza considerare poi che i datori di lavoro che hanno alle dipendenze un immigrato senza il permesso di soggiorno sono a loro volta esposti a procedimento penale. E non è la previsione di una regolarizzazione messa su in fretta e furia che risolverà il problema, al limite ne attenuerà gli effetti.
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Pubblicato
2009-12-30
Fascicolo
Sezione
Diario (a cura di Monica De Filpo)
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