Punti di contatto tra informatica e geografia: approcci e nuovi orizzonti didattici per la scuola

Autori

  • Cristiano Pesaresi

DOI:

https://doi.org/10.13133/1125-5218.15342

Abstract

Nel corso degli anni ’80 del 1900 John Campbell aveva affermato che “La «rivoluzione» informatica costituisce un elemento di estrema importanza nel campo cartografico” e sebbene alcuni fattori – quali gli elevati costi e la mancanza di appropriate strumentazioni negli ambienti universitari, oltre che scolastici – tendano a limitarne la diffusione “è sia auspicabile che necessario che i cartografi [e aggiungerei i geografi] approfondiscano
l’apprendimento e l’apprezzamento delle possibilità disponibili attualmente e in futuro” (Campbell, 1989, p. 291).
Pochi anni più tardi Gino De Vecchis, riflettendo sui rapporti tra nuove tecnologie e geografia, sottolineava come l’informatica avesse trovato
proficue applicazioni nella ricerca ma stentasse a penetrare nel contesto
didattico, ove invece potrebbe fornire un indiscutibile valore aggiunto e
riscontrare notevole successo, “tanto più che il computer entra nella
esperienza dei ragazzi con la naturalezza di tutti gli strumenti di uso quotidiano” (De Vecchis, 1994, p. 252). Venivano, così, offerti spunti preliminari per sollecitare, anche nelle scuole, un uso più frequente e metodico del computer, in modo da generare un maggiore coinvolgimento collettivo, condurre studi più originali, garantire preziosi risparmi di tempo.
Da allora, le Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (ICT) hanno registrato eccezionali progressi e le possibilità di utilizzo in ambito geografico sono esplose in molteplici direzioni, facendo addirittura meditare sull’esigenza di sventare il rischio di un eccessivo trasporto dai risvolti indesiderati.

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