Rappresentazioni territoriali dalla company town all’Atlante dei classici padani
DOI:
https://doi.org/10.13133/2784-9643/17375Parole chiave:
company town, cinema d’impresa, Pianura padana, megalopoliAbstract
Questo articolo delinea i cambiamenti nella rappresentazione di alcuni luohghi della Pianura Padana attraverso l'analisi di fonti audiovisive e fotografiche. Si individuano tre fasi: nella prima, si evidenzia una narrazione retorica come nel caso della realizzazione del villaggio-modello di Dalmine. La seconda fase, corrispondente ai primi decenni del secondo dopoguerra, è caratterizzata invece da un racconto documentario che celebra l'Italia come società dei consumi, grazie al progresso tecnologico, mentre al contempo un nuovo territorio prende forma senza un'adeguata pianificazione urbanistica. Nella terza fase, negli ultimi decenni del secolo, compare nella narrazione dei luoghi un malinconico senso di decadenza il disordine spaziale causato dall'espansione urbana disordinata e dall'industrializzazione (Turri 1979; Celati, 1989a). In questo caso, mentre scompare il sogno dell'autodeterminazione utopica, sorgono eterotopie, spazi sfuggenti, nella ricerca di una nuova identità. Infine, una variante postmoderna di quest'ultima narrazione emerge nel progetto Atlante dei Classici Padani (D'Abbraccio et al., 2015), in cui aree abbandonate (Dal Borgo et al., 2016; Varotto, 2014) e architetture "kitsch" sono percepite in modo alternativo, viste come icone del paesaggio contemporaneo.
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