Una fragile ricorrenza esplorativa. Riflessioni sulla scoperta geografica dell’Appennino a partire dal 450° anniversario della “prima” salita al Gran Sasso d’Italia di Francesco De Marchi (1573-2023)
DOI:
https://doi.org/10.13133/2784-9643/18947Abstract
Diversi appuntamenti, tra 2023 e 2024, hanno posto enfasi sul 550° anniversario della celebre salita del militare Francesco De Marchi al Gran Sasso d’Italia, compiuta nel 1573. Come noto il capitano bolognese prestò servizio alla corte di Margherita d’Austria all’Aquila durante gli anni del suo governo, profittando della prossimità della più alta vetta appenninica - conosciuta, in quel tempo, con l’esclusivo toponimo di «Monte Corno» - per intraprendere nel mese di agosto la prima ascesa documentata alla cima. Col bolognese si mossero i due amici Cesare Schiafinato e Diomede dell’Aquila, con il supporto imprescindibile del cacciatore di camosci Francesco Di Domenico e dei fratelli portatori Simone e Giovanpietro Di Giulio, tutti reclutati ad Assergi. La relazione di viaggio che ne derivò conobbe un’accidentata evoluzione in termini di trasmissione della documentazione, vicenda verosimilmente connessa al carattere secondario dell’episodio nell’impianto dell’opera, una monumentale trattazione titolata Della architettura militare.
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