Filosofia della geografia. Temi, problemi e prospettive di Timothy Tambassi
DOI:
https://doi.org/10.13133/2784-9643/19151Abstract
Uno più uno fa quattro, se gli addendi sono la filosofia e la geografia. Ovvero, quando questi due saperi si incontrano, non sorprende che il risultato ecceda la semplice somma delle parti.
Si tratta di un’intersezione che dà vita a una sorta di moltiplicazione concettuale: dall’intreccio dei rispettivi paradigmi teorici e degli statuti epistemologici, dei linguaggi e degli apparati metodologici, emergono, infatti, quattro distinti – ma pure interrelati – ambiti di indagine: la geografia nella filosofia; la filosofia nella geografia; la geografia della filosofia; e, infine, la filosofia della geografia. Se i primi due casi configurano un’indagine di tipo ricognitivo, volta a rintracciare la presenza di temi o categorie geografiche all’interno del pensiero filosofico e, specularmente, di riferimenti filosofici impliciti o espliciti nel sapere geografico – un lavoro, dunque, quasi esegetico e interpretativo, finalizzato a svelare influenze e contaminazioni concettuali –, i restanti due casi, invece, delineano un orizzonte più sistematico. Parlare di geografia della filosofia, infatti, significa, tra le altre cose, esplorare la spazialità della pratica filosofica, ovvero l’incidenza del contesto geografico nella produzione e nella trasmissione del pensiero; viceversa, la filosofia della geografia implica una riflessione critica sui fondamenti, le categorie e i presupposti epistemologici che informano la disciplina geografica.
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