«Faisons de nos coeurs le jardinet du dernier cerisier»: retoriche dello sviluppo, fratture culturali e narrazioni della crisi a Sefrou
Parole chiave:
Sefrou, Marocco, festival urbani, sviluppo locale, crisiAbstract
Il presente articolo tenta di offrire al lettore una prima restituzione dell’elaborazione di specifiche narrazioni della crisi e dei tentativi contesi di (re)immaginazione del futuro a Sefrou avvenuti in seguito alla sospensione prolungata del principale evento pubblico della città, il Festival des Cerises, inaugurato nel 1920, iscritto alla Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dal 2012, inquadrando tali dinamiche all’interno dei delicati processi di redistribuzione urbana dei disegni di sviluppo dettati dallo Stato marocchino. La festivalizzazione culturale, in Marocco, dà vita a una serie di articolati processi di (re)invenzione della storia, della memoria e della cultura nazionali; questa si presenta, nei suoi intenti, come una “politica della speranza” e agisce attraverso la trasfigurazione degli spazi cittadini che assumono la fisionomia di “spazi della speranza” in cui si celebra il rituale della coesistenza interculturale e interreligiosa. I festival urbani marocchini si rivelano pertanto spazi complessi di riconfigurazione delle relazioni Stato-città, in cui avviene la socializzazione di determinate rappresentazioni (meta-ideologia e infra-ideologie) dello sviluppo. Si prende in esame in questa sede il caso specifico di Sefrou, ripercorrendone le trasformazioni della morfologia urbana e del profilo demografico e indagando i nessi plurimi che intercorrono tra identità urbana e identità festivaliera. In questa storia si registra la presenza di molteplici fratture culturali che agiscono come dispositivi per l’articolazione di un processo di democratizzazione della memoria culturale. Tale processo si esplicita attraverso l’elaborazione di contro discorsi che danno vita a modalità alternative di comprendere e interpretare il corso degli eventi.