C’è una città alla fine del nichel?

Spettri della disconnessione e fratture decoloniali in un territorio estrattivo (Kanaky/Nuova Caledonia)

Autori

  • Martino Miceli

Parole chiave:

Nuova Caledonia, memoria, miniera, ambiente, nazionalismo

Abstract

Gli indipendentisti kanak in lotta per la liberazione della Nuova Caledonia dalla Francia occupano il centro minerario di Thio il 18 novembre 1984. Attorno a questo evento centrale per la definizione delle identità locali si sviluppano narrazioni concorrenti, che rispondono ad altrettanti regimi di verità. La battaglia simbolica attorno all’individuazione collettiva del 18 novembre come spartiacque storico-culturale è indagata nella sua articolazione con un’altra temporalità, quella della risorsa mineraria: il crollo delle attese della modernizzazione promessa dagli industriali coloniali, come quello dei tentativi di diversificare l’economia stimolati dagli indipendentisti, forniscono infatti un’unica base a partire dalla quale sviluppare i due distinti registri discorsivi. Il racconto da parte degli abitanti del processo di decadenza del sito, legato ai cicli di produzione delle attività estrattive, è posto in entrambe le versioni in relazione con i tentativi d’integrare il piano locale a uno Stato-nazione sovrano in gestazione. Analizzando le diverse retoriche mobilitate dai miei interlocutori, ricostruisco in questo articolo i modi attraverso i quali un momento di conflitto politico assume i tratti di un dispositivo buono per pensare prospettive di futuro (e di società) alternative.

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Pubblicato

2024-05-15

Come citare

Miceli, M. (2024). C’è una città alla fine del nichel? Spettri della disconnessione e fratture decoloniali in un territorio estrattivo (Kanaky/Nuova Caledonia). L’Uomo Società Tradizione Sviluppo, 13(1), 101–126. Recuperato da https://rosa.uniroma1.it/rosa03/uomo/article/view/18729