Venus and Adonis (1593): Shakespeare’s Translation Memory
DOI:
https://doi.org/10.13133/2283-8759/18975Parole chiave:
Ascham, Roger, Clapham, John, commonplacing, traduzione assistita dal computer, Golding, Arthur, traduzione mediata, pedagogia, OvidioAbstract
Venere e Adone, un poema narrativo adattato dalle Metamorfosi di Ovidio, fu la prima opera di Shakespeare stampata con una dedica ad un mecenate che rivendicava la paternità del testo. Sebbene Venere e Adone non sia una traduzione in senso stretto, né sia stata pubblicata come tale, le pratiche di traduzione elisabettiane, e la loro derivazione da esercizi scolastici per perfezionare la conoscenza del latino tramite tecniche di memoria, si rivelano fondamentali per comprendere le modalità di composizione e ricezione del poema. Questo articolo discute l’ipotesi che in Venere e Adone Shakespeare alluda a tali esercizi, e più precisamente al metodo della “doppia traduzione” sostenuto da Roger Ascham, e che Shakespeare compose il suo poema grazie ai suoi ricordi di traduzione scolastica di Ovidio, mirando a suscitare simili ricordi nei suoi lettori.