Paludi pontine: un paesaggio scomparso
DOI:
https://doi.org/10.13133/1125-5218.16311Abstract
Non c'è nulla che faccia rumore: non la barca sull'acqua, non lastuzza quando si affonda, non i due muri di paglia tra cui scivoliamo.
Tutto sembra irreale. Ogni termine di paragone con la vita è abolito. È
impossibile pensare a qualcosa di determinato. Ogni pensiero si smussa
in una sonnolenza, in un'atonia viscida, verdastra, in ogni vibrazione si
disfa come le erbe che macerano sotto l'acqua immota. Sembra che anche
il cervello comincia a ristagnare; come l'aria, l'acqua, il sole, come
tutto ciò che altrove è vita. Si va, si va lentamente, su l'acqua nera fra le
cannucce immobili. Appena ogni tanto la stuzza dà un risciacquio fioco,
che sembra un singhiozzo: ma pare che venga di lontano, lontano dalla
vita che si è abbandonata e che si incomincia a dimenticare.
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2019-12-16
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