La quarta parete di casa. Il pubblico dentro lo spazio domestico
DOI:
https://doi.org/10.13133/2784-9643/17637Keywords:
domestic space, living practices, onlife, media ethics, semiotics of spaceAbstract
Vorrei partire da tre banali fatti di cronaca (pescati dall’ultimo anno di pandemia: Coronacronaca, dunque). 1) Durante una riunione di redazione svoltasi online sulla piattaforma Zoom, un noto opinionista e scrittore, autorevole firma di uno dei più prestigiosi magazine culturali americani, dimentica di spegnere la webcam del proprio portatile mentre è impegnato in una sessione di auto-erotismo. Il giornalista, a seguito dello scandalo, ovviamente amplificato a dismisura da media e social media, presenterà le proprie dimissioni dal suo incarico presso la testata qualche giorno dopo. 2) Nel corso di una sessione di esami di un’importante università italiana un professore boccia una studentessa, rimproverandola aspramente e con toni piuttosto accesi per un errore, a suo dire, molto grave. La madre della studentessa interviene in diretta, accusando il professore di aver umiliato la figlia e mettendo in dubbio i suoi metodi didattici e valutativi. Il video, ripreso illegalmente dal cellulare di un partecipante alla sessione online, diventa rapidamente virale e sui social si scatena l’immancabile dibattito, come sempre fortemente polarizzato, sull’opportunità del comportamento del professore o della madre della studentessa. 3) Il fondatore e CEO di una delle maggiori aziende mondiali nel campo del fitness si dimette a seguito di uno scandalo scoppiato per degli audio registrati durante un meeting Zoom di lavoro, in cui commentava in maniera offensiva la morte di George Floyd.
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