Le piazze vuote. Ritrovare gli spazi della politica di Filippo Barbera
DOI:
https://doi.org/10.13133/2784-9643/18943Abstract
Compulsando questo testo di Filippo Barbera, salta agli occhi il titolo “Le piazze vuote”, che farebbe pensare a un’analisi sul riflusso dei movimenti e delle loro espressioni di piazza, dopo gli anni dell’Onda (2008) e delle contestazioni alle pretese “riforme” della scuola e dell’Università (2010). Oppure quel titolo, così in evidenza rispetto al sottotitolo, sembra evocare le lapidarie parole del Segretario socialista Pietro Nenni dopo la débâcle del Fronte Democratico Popolare del 1948, costruito assieme al Partito Comunista di Palmiro Togliatti: «piazze piene, urne vuote». Però, se questo fosse il riferimento nel titolo del volume, non ce la caveremmo con una mera inversione dei fattori: in questi anni le piazze appaiono sì piuttosto vuote, ma mai le urne lo sono state di più, con un’astensione talmente elevata da imporre una riflessione profonda sulla salute, il funzionamento e il senso stesso delle democrazie contemporanee. Ci aiuta, allora, il sottotitolo: “Ritrovare gli spazi della politica”. Le piazze evocate dal titolo sono anche quelle comunemente intese, ma sono pure un riferimento metaforico a contesti spaziali che, in vario modo, sono protagonisti dello scritto: luoghi d’incontro, ambiti territoriali, compartimentazioni amministrative e tutte le relative intersezioni possibili.
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