Introduzione

Autori

  • Matteo Proto
  • Francesco Visentin

DOI:

https://doi.org/10.13133/1125-5218.15384

Abstract

Il fiume come oggetto geografico di indagine ha riscosso da sempre particolare attenzione negli studi geografici, sia negli aspetti socio-culturali sia fisico-idraulici, essendo un elemento di transizione fluido, che si svela e viene percepito in tutta la sua importanza soprattutto nelle estreme manifestazioni di assenza (siccità) e presenza (inondazioni). Se si escludono le aree desertiche, qualsiasi pertinenza geografica del pianeta si identifica grazie all’orditura di un bacino fluviale. Indipendentemente dai più o meno cospicui deflussi superficiali ciò corrisponde a un ciclo idrosociale da cui derivano degli assetti sociali e fisiografici peculiari. La presenza dell’acqua, il suo riordino, il controllo dei deflussi, sono tra gli aspetti più significativi della trasformazione operata dagli esseri umani sulla base naturale. Quando prendiamo in considerazione lo studio degli ambiti fluviali ci troviamo necessariamente di fronte a una pluralità di prospettive di indagine che rispecchiano l’ontologia stessa dell’oggetto: inafferrabile e tangibile, molteplice e unico, fonte di vita e di morte, lineare e intrecciato, naturale e culturale, impetuoso e calmo.

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Pubblicato

2019-06-19