L’intuizione di qualcos’altro. Lineamenti geografici di una catastrofe antropocenica
DOI:
https://doi.org/10.13133/2784-9643/17641Parole chiave:
antropocene, sindemia, territorialità, algocraziaAbstract
I disastri e le calamità che con ossessiva ripetitività fanno da sfondo ostinato al flusso delle notizie sono designabili ormai come naturali solo a patto d’ignorare il percorso evolutivo che ha portato alla situazione che stiamo vivendo. In particolare, l’attuale pandemia come stress test del modello di sviluppo corrente, si presenta come una vera «catastrofe antropocenica». Come catastrofe, non soltanto nei suoi indubbi effetti drammatici nel quotidiano, ma anche nel senso di René Thom, come brusca discontinuità evolutiva, catastrofe di una rappresentazione del mondo. Antropocenica, perché, nonostante tale concetto sia ancora oggetto di dibattito, è difficile negare che il SARS-CoV-2 sia ascrivibile all’impatto delle attività umane. Il presente saggio cerca di inquadrare la pandemia all’interno del modello di territorialità di Claude Raffestin, nel tentativo di mostrare come il paradigma neoliberista abbia portato alle estreme conseguenze le proprie opzioni in termini di cieca fiducia nella tecnologia digitale e nell’automazione (algocrazia), nella sfera politica, lavorativa, della salute, in tal modo interrompendo definitivamente il processo evolutivo di regolazione interna che consentiva alle territorialità di comporre le singolarità in un quadro comune.
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