C’ero anch’io su quel treno. La vera storia dei bambini che unirono l’Italia di Giovanni Rinaldi
DOI:
https://doi.org/10.13133/2784-9643/18053Abstract
Quando mi è stato chiesto dalla Rivista di recensire il volume di Giovanni Rinaldi, studioso di storia orale e antropologo documentarista, devo confessare che non conoscevo affatto la vicenda storica narrata nel libro. Si tratta di una storia nata dalle macerie del secondo conflitto mondiale, guerra che ha seminato morte e distruzione, con decine di milioni di vittime. Guerra, quella vera che lascia annichiliti, annientati dal dolore, dalla fame, dalla disperazione, dove i bambini pagano sempre il prezzo più alto, con traumi che restano indelebili, spesso per un’intera vita. Siamo all’inizio del secondo dopoguerra, tra l’autunno del 1945 e il 1952. Un’iniziativa di grande solidarietà promossa dal PCI, dalle organizzazioni della sinistra, ma soprattutto dalle donne dell’UDI, prende corpo nella prospettiva di offrire un trasferimento temporaneo a bambini e bambine che versavano in condizioni di estrema povertà – provenienti in origine da centri del nord Italia, come Milano e, successivamente, soprattutto dalle regioni meridionali maggiormente devastate dalla guerra e dalla repressione fascista. Non poche famiglie di piccoli centri, città medie o capoluoghi in Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Liguria, Piemonte si erano rese disponibili per dare loro ospitalità.
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