Come il ragno a Nazca: per un’archetipologia junghiana dell’aracnide in Dino Buzzati, Tommaso Landolfi e Primo Levi

Autori

  • Caterina Caiola Università di Napoli Federico II

DOI:

https://doi.org/10.13133/2239-1983/18790

Abstract

.Il presente articolo esplora la pregnanza archetipica del ragno nella letteratura italiana del Novecento analizzando i racconti di Tommaso Landolfi, Primo Levi e Dino Buzzati. Nonostante le loro poetiche distinte, essi hanno utilizzato simultaneamente vari tipi di figure animali in modo strutturale nel corso della loro carriera, per cui ha senso indagare i veri e propri bestiari derivati dalle loro produzioni. Il peso che la cultura magica e primitiva, così come la loro psicologia individuale, hanno avuto in questo fenomeno sarà indagato e motivato culturalmente, attraverso uno studio che mira a sondare il nostro immaginario collettivo, a metà strada tra la definizione data dallo psicoanalista Jung e la ricostruzione delle credenze popolari data da antropologi come De Martino. Non a caso, proponiamo il ragno come emblema del nostro sistema di indagine mitico-rituale, oltre che come una delle immagini archetipiche animali più significative della letteratura, della magia, della fobia e del folklore.

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Pubblicato

2024-06-23

Come citare

Caterina Caiola. (2024). Come il ragno a Nazca: per un’archetipologia junghiana dell’aracnide in Dino Buzzati, Tommaso Landolfi e Primo Levi. Status Quaestionis, (26). https://doi.org/10.13133/2239-1983/18790