Archeologi, operai e umarèll

Relazioni di intimità tra oggetti e persone

Autori

  • Fulvio Cozza

Parole chiave:

archeologia pubblica, cultura materiale, etnografia del lavoro, precariato

Abstract

A partire da una ricerca etnografica svolta a Roma e nel Lazio meridionale, il contributo vuole offrire una descrizione delle relazioni di intimità e vicinanza tra gli artefatti di uno scavo, gli specialisti di archeologia, i cosiddetti umarèll e gli operai che collaborano nei cantieri d’indagine archeologica. Attraverso l’analisi delle pratiche e le retoriche di tali soggetti, si descrivono i diversi modi di concepire il rapporto tra pubblico e oggetti di interesse archeologico, che ruolo svolgono i legami di affinità tra gli esseri umani e gli artefatti e quali idee dell’alterità «non-archeologica» mostrano le rappresentazioni degli umarèll e degli operai fatte dagli esperti. In particolare, l’articolo illustra come tali identità essenzializzate favoriscano il distanziamento tra esperti e profani, tra chi pu. legittimamente fare intimità con gli oggetti di uno scavo e chi – mediante la riproduzione di stereotipi – deve essere posto a distanza dagli artefatti e dai relativi legami di affinità. L’esplorazione del peculiare clima di assedio esperito dalle archeologhe e dagli archeologi mostra quanto l’archeologia pubblica abbia la necessità di comprendere lo «scandalo» delle altre modalità di entrare in relazione con i reperti, ma anche quanto l’elaborazione di un’archeologia pubblica riflessiva e inclusiva debba contemplare il miglioramento delle condizioni di lavoro di tutte le sue figure professionali.

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Pubblicato

2024-06-24

Come citare

Cozza, F. (2024). Archeologi, operai e umarèll: Relazioni di intimità tra oggetti e persone. L’Uomo Società Tradizione Sviluppo, 13(2), 129–258. Recuperato da https://rosa.uniroma1.it/rosa03/uomo/article/view/18826

Fascicolo

Sezione

Articoli