Invidia e reciprocità tra i Quechua delle Ande peruviane
Abstract
L'“invidia” rappresenta tra i Quechua un potente meccanismo di controllo sociale e, dato che essa si manifesta entro modi e tempi determinati da precise regole di costume, si può parlare di una sua vera e propria “istituzionalizzazione”. L'Autore pone in evidenza come essa contribuisca in maniera determinante al mantenimento di un sistema socio-economico basato sui princìpi della reciprocità e della ridistribuzione, in cui in apparenza ben poco spazio è lasciato alla libera iniziativa individuale. L'“invidia” fa sì che l'accumulazione di benida parte dei singoli sia finalizzata al finanziamento di feste religiose, il che, se da una parte in un primo momento conduce alla totale rovina economica del mayordomo, dall'altra costituisca la conditio sine qua non perché un indio possa accedere alla carriera politica, con tutti i vantaggi e i privilegi che essa comporta. Nell'articolo sono menzionate anche alcune credenze magico-religiose relative all'avida accumulazione di ricchezze, vista come un vero e proprio sacrilegio, e i rituali attraverso cui le persone che si macchiano di tale colpa vengono pubblicamente riprovare.