Esilio «interno» ed «esterno» nella storia letteraria romena fra il 1945 e il 1989
DOI:
https://doi.org/10.13133/2532-1994_2.2_2018Abstract
Commenterò tre mutamenti essenziali generati nel canone letterario romeno dal recupero della scrittura dell’esilio e in particolar modo «dell’esilio interno», costituita da quelle opere che nel periodo del comunismo non avrebbero potuto in nessun caso essere pubblicate in Romania e che sono rimaste rinchiuse «nel cassetto». Partendo dall’analisi delle opere di Cioran, C. Noica e N. Steinhardt, argomenterò che la storia letteraria romena sotto il comunismo si dovrebbe trattare partendo da queste due forme di letteratura dell’esilio e prendendone in considerazione la svolta verso il transnazionale. In primo luogo s'impone una revisione della relazione fra letteratura e storia, prendendo in considerazione il rapporto fra il valore estetico e quello documentario; in secondo luogo occorre rimettere in discussione il rapporto fra etico ed estetico, per quanto riguarda il ruolo sociale di queste opere; in terzo luogo si rende necessaria una nuova valutazione dei rapporti fra letteratura dell'esilio esterno e la letteratura dell'esilio interno. Tutto ciò comporta una modifica implicita della visione della storia letteraria nazionale, che si vede obbligata a considerare anche la sua dimensione transnazionale: come è sopravvissuta e come si è sviluppata la letteratura romena nel contesto dell'esilio interno e in quello dell'esilio esterno, che talvolta presuppone anche la poliglossia?
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