Oltre i confini del tempo e dello spazio. Un’analisi comparativa sulla traduzione e ricezione della Phaedre di D’Annunzio in Francia
DOI:
https://doi.org/10.13133/2532-1994/17082Abstract
Quando la Phaedre fu presentata all'Opéra de Paris nel 1923 nella traduzione di André Doderet, D’Annunzio era già noto al pubblico francofono grazie alle traduzioni di George Hérelle, alle sue frequentazioni con personaggi celebri e al sorgere del mito di sé.
Analizzando la ricezione francese dell’opera, scaturiscono numerosi interrogativi: in che modo la sua teoria della traduzione ha portato D’Annunzio a scegliere Doderet per la sua pièce? Quest’ultimo ha ricoperto il ruolo di mediatore culturale o di alter ego del poeta? Quali fattori, interni ed esterni, hanno contribuito alla ricezione dell’opera in Francia?
Attraverso un approccio comparativo, si indaga il poeta e il suo posizionamento nella cultura francese, il traduttore con i suoi metodi, e il rapporto tra testo, traduzione e contesto ricettivo. Con questo studio si vedrà perché Doderet incarna il traduttore dannunziano ideale e come la ricezione della tragedia si lega all’immagine del poeta come emblema del "Rinascimento Latino" e all'inevitabile presenza della Phèdre raciniana nella memoria culturale francese.
Questi risultati mostrano che il tentativo di D’Annunzio di superare «l’errore del tempo» mira anche ad oltrepassare le barriere linguistiche e culturali nazionali e, conseguentemente, permettono di evidenziare le implicazioni della traduzione e circolazione del teatro dannunziano in Francia.
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