The food of the gods versus human food in South India
Abstract
L'autrice confronta i cibi degli dei e degli uomini nell’India meridionale nonché lo scambio di cibi e la commensalita nei contesti rituale e sociale per trarre informazioni sul concetto indù della divinita e sul ruolo della purezza e della polluzione nell’induismo.
Il predominio delle somiglianze sulle differenze nel comportamento alimentare degli dei e degli uomini riflette il fatto che gli dei indù non sono concepiti radicalmente differenti dagli uomini. Piuttosto che essere dovute soltanto a prestiti unilaterali dal campo sociale, tali somiglianze sembrano corrispondere per lo più a certi concetti e valori creati dalla mente indiana i quali possono apparire sia nella religione che nella società. L’interpretazione dello scambio di cibi nel rituale secondo il modello del trasferimento di cibi nella societa di caste sembra errata.
La maggior parte delle differenze fra i cibi degli dei e quelli degli uomini rivela una gerarchia di purezza; gli dei cioè superano gli uomini in purezza e richiedono cibi più puri che non questi ultimi. L’esistenza di gradi di purezza, sia fra gli dei che fra i loro fedeli, però rende questo quadro più complicato. Sulla base dei cibi offerti (naivedya) e dell’accettabilità dei cibi consacrati e restituiti ai fedeli (prasad) si possono distinguere quattro gradi di status rituale fra gli dei. Sebbene la maggiore purezza degli dei e la loro particolare preoccupazione per la polluzione rispetto agli uomini siano un tema dominante nell’induismo, appaiono talvolta anche due temi che invertono e perfino negano questo tema dominante.