Vol. 9 (2016)
![View Vol. 9 (2016)](https://rosa.uniroma1.it/rosa03/public/journals/21/cover_issue_1132_en_US.webp)
Su tutte, la memoria, l'immaginazione e la creatività sono le facoltà cognitive sulle quali si fonda - oggi come nel passato - la nostra esperienza nonché il nostro modo di esprimerci e convincere gli altri. I contributi qui raccolti affrontano la questione da prospettive diverse. L’oratore dell'antica Roma non si affida all’improvvisazione: la memoria è l’ossatura di ogni suo discorso. La retorica antica si fonda su una regolazione intenzionale delle emozioni, in cui l’immaginazione interviene come dispositivo cognitivo per l’assimilazione e l’elaborazione dei loci. La declamazione può essere quindi concepita come il risultato di un meccanismo complesso, in cui la persuasione è affidata all’estemporaneità, ma si basa su una costruzione mnestica rigorosa. Questa tensione tra oralità, persuasione e immaginazione si ritrova anche nella dimensione mistica del testo poetico. L’analisi degli stati alterati di coscienza mostra il modo in cui la ripetizione sonora, nelle pratiche estatiche e nella produzione lirica, funga da un dispositivo ritmico che incide sulla percezione. La questione non è puramente estetica: la filologia cognitiva ci permette di considerare il metro e la struttura sonora come elementi che agiscono sulla mente del lettore. Anche lo studio stemmatico può essere ripensato alla luce della filologia cognitiva: l’impiego delle Auto Contractive Maps propone un modello di organizzazione della complessità applicato alla tradizione manoscritta, suggerendo una lettura dinamica dei rapporti testuali. Questo approccio consente di affrontare le ambiguità stemmatiche non solo attraverso parametri filologici tradizionali, ma anche integrando principi di autorganizzazione e pattern cognitivi. La riflessione sul lavoro di Alberto Casadei si inserisce in questa prospettiva, sollecitando un’integrazione più strutturata tra critica letteraria e scienze cognitive. La filologia non è soltanto una scienza del passato, ma un’indagine sulle strutture testuali in divenire, dove la forma oscilla tra stabilità e trasformazione, tra conservazione e riscrittura.