IL SOGGETTO UBIQUO esplorazioni etnografiche su corpi d’occhio, comunicazione digitale, performance autoritarie
DOI:
https://doi.org/10.13133/2532-1994.16494Abstract
Il saggio si basa sul concetto espansivo di comunicazione visuale; transita tra fotografia, cinema, design, arte, moda, architettura, social network; focalizza alcune parole-chiave con lo scopo di esplorare l’attuale fase politico-culturale neo-autoritaria; applica nella ricerca l’indisciplina etnografica, lo stupor metodologico, le composizioni polifoniche. Introduco i concetti-chiave:
- soggetti ubiqui: l’ubiquità si presenta come il contesto fluido dentro il quale vive l'esperienza del soggetto contemporaneo per la pervasività della cultura digitale.
- feticismi visuali: i cambiamenti del feticismo nella comunicazione contemporanea sono una sfida per l’antropologia.
- sincretismi culturali: frammenti di culture incompatibili si connettono in un montaggio di familiare e straniero.
- metropoli comunicazionale: la città industriale svapora e si afferma in modi crescenti la comunicazione digitale che determina la nuova metropoli.
In questa prospettiva vagante, lo stupore metodologico può osservare le possibili relazioni tra meta-feticismi e meta-morfosi (un feticismo metamorfico) che attraversa e mescola mito e storia, pietrificazioni e reificazioni, digitale e analogico. L’immaginazione esatta può coinvolgere le dispersioni dell’ubiquità che fluidificano ogni identità fissa causando liberazioni e regressioni, indifferenze e risentimenti. Le esperienze che sembrano definire la condizione digital-cosmopolita diffondono un ingorgo pulsionale che seduce e sommerge il soggetto.Emerge l’utopia ubiqua tra nessuno luogo dell’utopia e ogni luogo dell’ubiquità: e nel mezzo girano immaginazioni possibili che praticano una eversiva antropologia-non-antropocentrica: dove l’essere umano non è più il centro del cosmo ma convive con le altre soggettività o entità relativamente autonome, siano esse merci, minerali, vegetali, animali e persino digitalmente divine.
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