La caccia alle streghe: (auto)censura nel secondo Novecento croato
DOI:
https://doi.org/10.13133/2532-1994/18484Parole chiave:
#jugoslavia, #autocensura, #femminismo, #stregheAbstract
La letteratura è tradizionalmente considerata uno degli elementi fondamentali sia nella costruzione che nella conservazione dell’identità nazionale e lo scrittore come “profeta”, nella veste di poeta vate, è il portavoce di tale identità. Trattare le letterature nazionali sorte con la dissoluzione della Jugoslavia, in tal senso, presenta qualche criticità che riguarda particolarmente la categoria di scrittore, legato a doppio filo alle esplicite richieste ideologiche e nazionaliste promosse dallo Stato.
Negli anni Novanta del Novecento, la stampa croata promuoveva politiche di unità nazionale, auspicando che anche gli intellettuali le condividessero e che, invece, venivano contestate aspramente, soprattutto da alcuni personaggi di spicco. Il presente saggio vuole indagare come l’articolo di Slaven Letica, noto pubblicista croato, intitolato Hrvatske feministice siluju Hrvatsku! e pubblicato su una delle principali testate del tempo, abbia portato cinque scrittrici e giornaliste affermate jugoslave, conosciute come “Le streghe di Rio”, ad autocensurarsi e a scegliere la via dell’esilio. Tale articolo è infatti passato alla storia come il testo più controverso del giornalismo croato. Da queste posizioni ci si intende concentrare, nello specifico, sul caso dell’autrice Dubravka Ugrešić (1949-2023), una delle voci più autorevoli e profonde, riconosciuta tale nel panorama letterario europeo ed intellettuale.
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