Censura fascista e autocensura nei libri gialli degli anni Trenta
DOI:
https://doi.org/10.13133/2532-1994/18485Abstract
Si intende ricostruire l’enorme circolazione in Italia di libri gialli in traduzione durante il fascismo (1922-1943), spiegando come essi furono colpiti dalla censura letteraria, sia da un punto di vista linguistico che contenutistico. L’ analisi verterà sulle traduzioni di alcuni dei romanzi polizieschi più famosi della “regina del crimine” Agatha Christie, tradotti in italiano per la prima volta negli anni Trenta dalla casa editrice Mondadori che, in quegli stessi anni, stava riscuotendo un enorme successo, grazie alla popolarità di un’intera collana poliziesca denominata “Libri gialli” pubblicata dal 1929 al 1941, fino a quando il Ministero della Cultura Popolare ne vietò la vendita per “motivi morali”. L'analisi evidenzierà come sia la censura fascista sia le ragioni editoriali abbiano causato una rilevante manipolazione dei contenuti nella traduzione dei libri gialli, proponendo versioni infedeli rispetto al testo di partenza, in cui le digressioni, le descrizioni secondarie o le sottotrame erano spesso tagliate, insieme ai passaggi ritenuti pericolosi moralmente o politicamente. Potrà stupire, tuttavia, che fino all'inizio degli anni Ottanta era ancora possibile acquistare queste versioni in libreria, sostituite solo in seguito da nuove traduzioni fedeli ai testi originali. Esse, tuttavia, possono essere ancora facilmente reperite e lette nelle biblioteche.
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