La costruzione del canone modernista. Un fenomeno circolare di accumulazione simbolica (1850-1970)
DOI:
https://doi.org/10.13133/2532-1994_2.4_2018Abstract
Una prospettiva transnazionale, sociale e di lunga durata restituisce un'idea molto diversa della storia delle avanguardie rispetto al canone narrativo dei nostri musei. Tale canone parla esclusivamente a un’ élite che fatica essa stessa a uscire dalle categorie, dagli “ismi” e si interessa soprattutto ad alcuni artisti (uomini, bianchi, europei o statunitensi), le cui opere hanno raggiunto le quotazioni più alte nelle vendite d'asta. Seppur differenti prospettive teoriche abbiano cercato di combattere questo canone a partire dagli anni settanta, nulla è realmente cambiato: l'assenza assoluta di donne e di culture straniere, a meno che non vengano idealizzate e decontestualizzate, la focalizzazione su Parigi e New York, la concezione lineare della storia come successione di momenti vittoriosi di contestazione di un passato costantemente dequalificato, la consacrazione di quattro o cinque artisti per generazione, la negazione delle logiche socio-economiche e coloniali, continuano a caratterizzare le metodologie della storia dell’arte. Questo saggio intende sottolineare come tali categorie e modelli abbiano contribuito alla costruzione di particolari passaggi della storia dell’arte del XX secolo individuando autori, fasi e soprattutto ipotesi salienti di una storiografia recente che ha tentato di delineare differenti prospettive critiche.
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