Radici delle sociologie dell’immaginario
Parole chiave:
immaginario collettivo, mediologia, mito, identitàAbstract
La nozione di immaginario collettivo, ormai entrata nel linguaggio comune, deriva da due grandi movimenti delle
scienze umane; quella generazione di sociologi, antropologi, filosofi, artisti delle avanguardie, che negli anni Venti e
Trenta, partendo soprattutto dall'eredità di Durkheim, scopriva la dimensione sociale e la potenza autonoma della
mitologia e della memoria condivise; e quella altra generazione che nel nuovo mondo dei consumi, intorno al 1960,
spostava il focus sulle forme dell’immaginario. Di entrambe le ondate restano vivi i tratti essenziali, nonostante la
tendenza a rimuovere o a banalizzare ciò che può risultare imbarazzante per l'economicismo e il determinismo
tecnologico dominante. L'articolo ricostruisce e valorizza l'ampia zona delle sociologie dell’immaginario del Novecento
che si fondano su una non- rimozione dei rapporti tra inconscio, personalità e identità. L'immaginario collettivo è il
flusso mimetico e connettivo, costruito su narrazioni e immagini irriducibili al regime di significazione dei testi chiusi e
fissi, e basato su una intensa partecipazione del non-razionale e dei sensi, su cui si basa il gioco di interazione tra
individui e collettività. In questo senso, le sociologie dell’immaginario e la mediologia erano e sono destinate a
convergere: identità collettiva e mediamorfosi sono aspetti dello stesso processo, intimamente schizoide tra comando
sociale e potenza metaforica dell'inconscio.
Two great movements of human sciences have contributed to the notion of collective imagination, now routinely used
in everyday language: the first, of the Twenties and Thirties, reworking especially Durkheim, discovered the social
dimension and the autonomous power of mythology and shared memory; while the second, of the Sixties, shifted the
focus on the forms of social imagination. Both the waves remain alive, despite the tendency to ignore or trivialize what
may be unpleasant to techno-economic determinism.
The article briefly reconstructs the wider area of the sociologies of the imaginary along the Twentieth Century, based
on the non-removal of the relations between unconscious, personality and identity. Imaginary is a mimetic and
connective flow, built on narratives and images, irreducible to the signification of closed and fixed texts, and involving
a strong participation of non-rational and senses. The interaction between the individual and society is based on the
partecipation in this game. In this framework, sociology of imaginary and mediology should converge: identity and
mediamorphosis are aspects of the same process, which is intimately schizoid between the apparent “order” of social
dimension and the autonomous.metaphorical power of the collective unconscious.
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